CIBO ED EMOZIONI

Il cibo non soddisfa solo un bisogno  primario di nutrimento, risponde anche al  bisogno di cura, scambio e affetto.

L’atto del nutrirsi assume molti significati che esulano dal mero piacere derivato dal riempimento dello stomaco; il momento del pasto racchiude in sé uno scambio relazionale, per il bambino il cibo inizia ad esistere come un “oggetto affettivo”, cioè come uno dei termini privilegiati del suo primitivo linguaggio privato con la madre e con l’intero contesto familiare. 

Offrire e ricevere del cibo significa riconoscere ed accettare reciprocamente i legami che si stabiliscono o che si affermano tra due persone. L’atto del cibarsi diventa un atto sociale attraverso il quale si può riconoscere o negare l’altro.

Il rapporto cibo-emozioni nasce quindi dalle primissime fasi della vita e mantiene forti valenze psicologiche per tutta l’esistenza, nelle diverse fasi del ciclo vitale dall’infanzia alla maturità.  Apprendiamo dai nostri modelli di riferimento, fare quindi scelte alimentari corrette e dare il buon esempio è importante per trasmettere anche ai bambini il giusto modo di rapportarsi al cibo.

Nutriamo il nostro corpo in modo corretto? Siamo veramente sicuri di essere noi a scegliere i cibi che mangiamo?

Siamo così abituati a fare e a pensare piú cose contemporaneamente che non ci soffermiamo veramente ad ascoltare i nostri bisogni.

Capita molto spesso che le nostre scelte alimentari siano “pilotate” dall’abitudine, dalle emozioni o dagli altri, quindi al di fuori del nostro controllo consapevole. 

Si ha la tendenza a mangiare sotto la spinta emotiva o in condizioni di stress e questo causa un circolo vizioso di malessere: quello che mangiamo influisce sul nostro stato d’animo e le emozioni che proviamo influiscono sul nostro modo di mangiare.

Gestire le nostre emozioni e mangiare i modo consapevole sono dunque abilità fondamentali per il nostro benessere. 

Dott.ssa Patrizia Vetere – Psicologa e Psicoterapeuta